Dall’articolo di Luciano Canfora Corriere della Sera 12.1.22 p. 34 “Democrazia senza popolo. Il forte astensionismo delle classi meno abbienti indebolisce la rappresentanza: …Una tale prospettiva, che nelle maggiori città italiane è divenuta realtà nelle elezioni amministrative dello scorso 3 ottobre, comporta l’autoesclusione dallo spazio politico dei gruppi sociali che si trovano ormai nella duplice condizione di socialmente deboli e politicamente non rappresentati. Si viene così a realizzare una modernissima forma di ‘suffragio ristretto’: che era l’orizzonte ideologico, oltre che legislativo-costituzionale, del liberalismo nel secolo XIX…. Per selezione ‘naturale’ e autoesclusione…. Queste considerazioni… tentano di porre in luce una questione che ha rilievo al di là delle polemiche di routine: la mutazione irreversibile del meccanismo elettorale-rappresentativo inteso, alquanto semplicisticamente, , come sinonimo nonché unica forma di attuazione dell’istanza ‘democratica’. Insistere, come si usa specie negli ultimi decenni, sulla asserita mancanza di alternative a tale modello non è una risposta valida né sul piano dei contenuti né tanto meno sul piano logico: una forma di assetto politico non resta ‘democratica’ anche quando il demo se n’è andato.”